Nel mese di luglio è stato pubblicato il XVII Rapporto sulla formazione continua, prodotto da INAPP per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
L’analisi fornisce importanti informazioni sullo stato della formazione in Italia:
- in primo luogo, benché gli orientamenti strategici dell’Unione Europea, sin dal 2015, abbiano indicato la formazione come attività strategica per favorire la crescita economica, l’innovazione, la produttività e la competitività degli stati, il tasso di partecipazione della popolazione di 25-64 anni alle attività di istruzione e di formazione è ancora al di sotto dell’obiettivo fissato al 15%, la media UE si attesta al 10.7%, con grandi scostamenti tra il 31% di Danimarca e Svezia e meno del 2% in Romania e Bulgaria. L’Italia, con una media del 7.3% è a metà strada verso l’obiettivo e ben 3 punti percentuali sotto la media europea.
- In secondo luogo, è evidente come la crisi economica abbia evidenziato l’importanza della formazione durante tutto l’arco della vita, in particolare per le fasce più adulte della popolazione, al fine di contrastare la disoccupazione. Ciò nonostante in Italia è la fascia di popolazione più istruita, più giovane e già occupata in professioni qualificate quella che usufruisce maggiormente dei percorsi di formazione. Questo, in un contesto in cui l’età media lavorativa tende ad allungarsi ha un chiaro impatto negativo sulla competitività delle aziende e sfavorisce il passaggio di competenze e il ricambio generazionale sui luoghi di lavoro. Infine il cambio di paradigma nella produzione industriale, la rivoluzione imposta dal digitale nel mondo del lavoro, la connettività diffusa tra persone e oggetti, richiedono nuove competenze anche in ambito lavorativo. Come indicano gli studi del World Economic Forum, occorre un adattamento proattivo di imprese, società e individui. Cambieranno le “skills” necessarie per le vecchie e le nuove professioni e ciò comporterà la necessità di gestire il mantenimento dell’occupazione e il bisogno di focalizzare nuovi set di abilità spendibili in nuove figure professionali, includendo anche i bisogni di conoscenza della classe imprenditoriale. Tutto ciò richiede il ripensamento del sistema di istruzione e di formazione continua, unitamente alla promozione del cambiamento dell’industrializzazione 4.0. Non è un caso che la formazione sia uno dei pilastri su cui si basa la strategia italiana di Industria 4.0, il piano del Governo presentato dal Ministro Calenda un anno fa.
Si evince quindi la fondamentale importanza strategica che la formazione personale e professionale avrà nei prossimi anni non solo per lo sviluppo delle imprese italiane, ma per la stessa tenuta del sistema economico nazionale.
Lo strumento che può consentire alle aziende l’accesso alla formazione, permettendo così di colmare le lacune sopra evidenziate, è la formazione finanziata attraverso i fondi interprofessionali.
Ad oggi sono 965.313 le imprese aderenti per un totale di più di 10 milioni di lavoratori dipendenti, un numero importante, ma che ancora non include buona parte del tessuto produttivo nazionale. Un ruolo chiave, può essere svolto dai Consulenti del Lavoro, che oltre ad offrire una consulenza professionale in tema di gestione del personale, possono anche indicare alle aziende le migliori opportunità di formazione per essere competitive nel mercato e aumentare la produttività del personale.
Fedele alla sua missione, il Consulente del Lavoro può suggerire alle aziende i percorsi formativi che permettono lo sviluppo professionale e personale dei dipendenti, divenendo fautore di un circolo virtuoso in cui l’accresciuta motivazione del personale non solo favorisce il raggiungimento dei risultati economici aziendali, ma aumenta il senso di appartenenza e stimola a diffondere la cultura ed i valori aziendali anche all’esterno, aspetto che oggi, nell’era dei social network, in cui la reputazione passa attraverso post, commenti, condivisioni, deve essere tenuto nella giusta considerazione.
Presentando in modo proattivo le opportunità di formazione finanziata offerte dal Gruppo RTS, il Consulente del Lavoro si pone, nei confronti dei suoi clienti, come elemento primario in un network capace di fornire alle aziende un servizio “chiavi in mano”, nell’ambito della formazione finanziata, offrendo un vantaggio tangibile e immediato, senza alcun costo aggiuntivo.
Questo, per alcuni Consulenti del Lavoro, può significare anche impostare una nuova strategia di comunicazione verso le aziende, che non sia più solo improntata alla trasmissione di informazioni di natura giuridica o fiscale, ma che diventi un mezzo per creare uno scambio continuo di informazioni volte a migliorare il servizio offerto.
Il rapporto completo è scaricabile a questo indirizzo:
http://www.inapp.org/sites/default/files/Rapporto%20Formazione%20Continua.pdf