La prima normativa sul tema della privacy è stata, in Italia, la famosa L. 675 del 31 dicembre 1996. Finalità espressa di tale legge era che il trattamento dei dati personali fosse svolto nel rispetto del diritto, delle libertà fondamentali nonché della dignità delle persone fisiche o giuridiche.
Erano gli anni in cui l’utilizzo dei computer iniziava a diffondersi in maniera capillare e in cui le aziende intraprendevano i primi tentativi di comunicazione massiva attraverso le e-mail. Lo sviluppo tecnologico, come spesso succede, aveva scaturito nuovi comportamenti non previsti dalle normative dell’epoca e si delineava la necessità di esplicitare per legge e in modo chiaro, obblighi e responsabilità in capo a chiunque fosse in grado di raccogliere, organizzare, archiviare e gestire dati personali di terze parti. Veniva inoltre istituita la figura del “Garante della Privacy”, riferimento ultimo per dirimere eventuali questioni in materia.
Lo sviluppo di Internet rese presto questa norma obsoleta: la rete permetteva infatti di raccogliere virtualmente una enorme quantità di informazioni su chi vi accedeva, veniva così varata la direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e successivamente il DL 196 del 30 giugno 2003.
Sin dalle prime righe si evidenziava la necessità di limitare la raccolta dei dati esclusivamente a quelli necessari per le finalità esplicite per cui l’interessato aveva espresso il proprio consenso in maniera inequivocabile. Un intero titolo del Decreto era inoltre relativo alla sicurezza dei dati nonché al trasferimento degli stessi. Il quadro diventava più complesso e articolato e lo sforzo del Legislatore era teso a garantire la massima protezione della privacy compatibilmente con la necessità di scambio di informazioni tipica dell’era digitale.
Con l’avvento dei Social Network la situazione si complica ulteriormente, anche alla luce del fatto che milioni di utenti scelgono di fornire quotidianamente un numero impressionante di informazioni personali, talvolta senza essere pienamente consapevoli delle conseguenze.
Dal punto di vista aziendale, ci si trova oggi in una situazione ambigua: da un lato si percepisce in maniera positiva la possibilità di avere un’enorme mole di dati a disposizione, utili per fare analisi, previsioni e indirizzare al meglio le esigenze della propria clientela; dall’altro ci si espone, come mai prima d’ora, al rischio che il proprio profilo pubblico sia violato o che informazioni riservate siano condivise pubblicamente sia in maniera intenzionale, che a causa di banalissimi errori.
Quali sono quindi le opportunità, i rischi e i limiti che i dati sui Social Network rappresentano per un’Azienda?
L’offerta formativa RTS
Il Gruppo RTS si avvale di docenti certificati da TÜV Italia per la figura di Privacy Officer e Consulente Privacy e offre una serie di corsi di formazione sul tema della Privacy volti ad assicurare alla Vostra Azienda la conformità normativa e l’esclusione di una possibile implicazione di sanzioni amministrative e/o penali.
Per le aziende aderenti a Formazienda i percorsi formativi proposti sono totalmente o parzialmente finanziabili.