Questo è il titolo dell’intervento che Andrea Lucchetta terrà al Festival del Lavoro di Bologna, giovedì 29 giugno alle ore 18,00. L’evento è organizzato da Gruppo RTS, in collaborazione con la rivista FORME, e fa parte del progetto di “formazione emozionale” che RTS sviluppa da diversi anni per sensibilizzare i Consulenti del Lavoro sull’importanza della formazione.
Ex pallavolista e telecronista sportivo, ha fatto parte della cosiddetta “generazione di fenomeni” della nazionale italiana. Da oltre 20 anni si occupa anche di formare ed educare i bambini e i ragazzi allo sport. Con il suo intervento dal titolo “Siamo padroni del nostro destino” chiuderà la giornata di giovedì 29 giugno del Festival del Lavoro.
Chi è Andrea Lucchetta
Nasce a Treviso il 25 novembre 1962. A 17 anni inizia la carriera da pallavolista in seconda divisione con l’Astori Mogliano Veneto per poi passare nel 1980 in A2 alla Pallavolo Treviso e l’anno successivo approdare nella massima serie, giocando per la Panini di Modena, dove resta fino al 1990, anno che lo vede passare al Gonzaga Milano. Negli anni Ottanta e Novanta è protagonista indiscusso della pallavolo italiana e internazionale: colleziona oltre dieci titoli italiani ed europei con le squadre di club e, con la Nazionale, di cui è stato anche capitano, vince il Campionato Europeo nel 1989, il Campionato del Mondo nel 1990 e tre World League consecutive, dal 1990 al 1992.
Dopo il ritiro dalla pallavolo giocata si dedica a promuovere lo sport tra i ragazzi e i bambini. Tra le sue iniziative più celebri c’è il cartone animato Spike Team, realizzato per Rai Ragazzi\Gulp; la serie è andata in onda in 24 Paesi e ha ricevuto diversi premi per i suoi contenuti etici e valoriali e per aver affrontato i temi della disabilità, dell’inclusione, dell’abbattimento delle barriere fisiche e culturali. Oggi è un commentatore per la Rai e continua a occuparsi di sport per i giovani con lo spikeball, il gioco della schiacciata, una pallavolo con la rete abbassata e i piedi a terra che consente anche ai più piccoli di sentirsi “all’altezza”.