Nel 2020 la possibilità di partecipare ad attività di apprendimento è stata, anch‘essa come la scuola, bruscamente interrotta, soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio, o parzialmente riconvertita in altre forme di fornitura. Come rivelano i dati Istat, la partecipazione media per l’Italia è scesa al 7,2% degli individui; particolarmente evidente il calo per il Nord
L’istruzione, la formazione e il livello di competenze influenzano il benessere delle persone e aprono percorsi e opportunità altrimenti preclusi. L’attenzione verso il potenziamento e l’aggiornamento delle competenze è uno dei punti principali per l’attuazione delle politiche europee del Green Deal e il Fondo Next Generation ha, tra i suoi contenuti, anche le agende per l’istruzione e le competenze. In Italia, nonostante i miglioramenti conseguiti nell’ultimo decennio, non si è ancora in grado di offrire a tutti i giovani le stesse opportunità per un’educazione adeguata.
Il livello di istruzione e di competenze che i giovani riescono a raggiungere dipende ancora in larga misura dall’estrazione sociale, dal contesto socio-economico e dal territorio in cui si vive. Il ritardo rispetto alla media europea e il divario territoriale, infatti, si riscontrano in tutti gli indicatori che riguardano istruzione, formazione continua e livelli di competenze. La pandemia del 2020, con la conseguente chiusura degli istituti scolastici e universitari e lo spostamento verso la didattica a distanza, o integrata, ha acuito le disuguaglianze. L’analisi degli indicatori del dominio Istruzione e formazione seguirà il percorso formativo nell’arco della vita, in un processo che inizia con la frequenza del nido fin dalla più tenera età con la scuola dell’infanzia, per poi estendersi oltre la scuola secondaria e l’università con la formazione continua e, più in generale, con le attività di partecipazione culturale.
La formazione continua
L’Agenda per le competenze indica, tra le altre cose, come l’apprendimento permanente debba diventare una realtà in Europa. Tutti i cittadini devono avere accesso a programmi di apprendimento interessanti, innovativi e inclusivi, anche perché le competenze diventano obsolete molto rapidamente. A fare la differenza sarà l’apprendimento nel corso di tutta la vita, anche in età avanzata.
Tuttavia in Italia, il ricorso alla formazione continua, nelle 4 settimane precedenti l’intervista nel quadro dell’indagine sulle Forze di lavoro riferita al secondo trimestre 2019, ha raggiunto solo l’8,9% tra la popolazione di 25-64 anni, a fronte di una media europea dell’11,4%. Nel 2020 la possibilità di partecipare ad attività di apprendimento è stata, anch‘essa come la scuola, bruscamente interrotta, soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio, o parzialmente riconvertita in altre forme di fornitura.
La partecipazione media per l’Italia è scesa al 7,2% degli individui; particolarmente evidente il calo per il Nord, dove la percentuale di coloro che hanno fatto formazione è scesa dal 10,5% del secondo trimestre 2019 al 7,9% dello stesso periodo nel 2020, e per il Centro (dal 9,6% all’8,2%). Anche in altri Paesi europei, che hanno imposto chiusure e limitazioni agli spostamenti e alle attività, la quota di coloro che hanno partecipato ad attività di formazione ha subito cali notevoli: è il caso della Danimarca (dal 25,8% nel secondo trimestre 2019 al 14,6% nel secondo trimestre 2020), della Francia (dal 20,7% al 7,8%), della Svezia (dal 35% al 26,5%), dell’Estonia (dal 21,7% al 12,9%), della Slovenia (dal 12,4% al 5,6%) e dell’Austria (dal 16% al 9,5%).
L’andamento della partecipazione alla formazione continua per la popolazione di 25-64 anni per area geografica
(valori in percentuale, fonte Istat-Bes)