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Home » News » Più formazione e più donne per la crescita del Paese

Più formazione e più donne per la crescita del Paese

15 Luglio 2020 by Laura Reggiani

La formazione continua è una leva importante per l’emancipazione professionale delle donne, la cui partecipazione al mondo del lavoro nel nostro Paese è ancora limitata, quantitativamente e qualitativamente. Questi i temi al centro dell’incontro “La formazione guarda al futuro”, organizzato da Fondimpresa.

Formazione continua, donne e innovazione sono state le parole chiave dell’evento ‘La formazione guarda al futuro’, organizzato il 14 luglio da Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil.  Moderato dalla giornalista di Radio24 Anna Marino, l’incontro ha preso spunto dal gender gap che affligge il mercato del lavoro in Italia e che la pandemia non ha fatto altro che accentuare.

“Il Rapporto 2019 del World Economic Forum sul Global Gender Gap parla di un divario uomini-donne che sarà colmato soltanto tra 100 anni e colloca l’Italia al 76mo posto su 153 Paesi per quanto riguarda la situazione lavorativa delle donne e la loro presenza nel potere politico e governativo”, ha detto Francesca Di Girolamo, consigliere di amministrazione di Fondimpresa. La disparità salariale, la scarsa presenza femminile nel campo scientifico, che ultimamente ha registrato un aumento significativo dei salari, il fatto che in Italia lavori meno di una donna su due e che l’11 % delle donne con un figlio non abbia mai lavorato sono i fattori che determinano il basso posizionamento in classifica dell’Italia.

“Visto che conosciamo bene i motivi per i quali l’Italia è in questa posizione, perché non pensiamo a interventi diretti alle donne?”. Fare formazione è uno degli interventi possibili, perché, a prescindere dal gender gap, è con la formazione continua che si accrescono le competenze del lavoratore e si potenzia la sua capacità di avere un ruolo attivo nel mercato del lavoro. “Più formazione, più occupazione delle donne, più reddito e più natalità: è chiaro che la crescita dell’intero sistema Paese debba passare da un uso efficace anche della forza lavoro femminile”, ha concluso Di Girolamo.

“Nel nostro Paese la scarsa cultura della condivisione del lavoro di cura, che ricade prevalentemente sulle donne, e, in alcune zone in particolare, la carenza di servizi alle famiglie hanno un effetto altamente negativo sull’occupazione femminile”, ha evidenziato Francesca Puglisi, sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. “Il gap di genere è stato aggravato dalla pandemia, ma ho fiducia nel fatto che investendo su competenze e formazione continua potremo migliorare le condizioni occupazionali delle donne. Soprattutto, dovremmo investire affinché le giovani donne potenzino le loro competenze nelle materie STEM”.

Il Governo, quindi, sembra avere a cuore la questione, e, oltre a contemplare nel Decreto rilancio la norma sul Fondo nuove competenze a sostegno della formazione continua, che dovrà essere meglio definita con il decreto ministeriale di attuazione, ha avviato il cantiere per la riforma degli ammortizzatori sociali, in un’ottica di maggiore integrazione con le politiche attive del lavoro e con il reskilling dei lavoratori in esubero o in CIG. “Sappiamo che è controproducente tenere inattive le persone per molti anni, senza dare loro la possibilità di investire sulle proprie competenze. A questo scopo, ragionare anche con i Fondi interprofessionali è una parte importante del lavoro che dovremo fare”, ha concluso Puglisi.

Certo, anche alla luce dei fatti degli ultimi mesi, la formazione dovrà essere pensata in nuovi termini, e non solo per quanto riguarda la necessità di farla a distanza usando gli strumenti digitali. Ivan Ortenzi, Chief Innovation Evangelist di BiP Group, ha spiegato: “Stiamo assistendo a una totale redistribuzione di spazi, tempi, ruoli, responsabilità e valore. La formazione deve essere diversa, altrimenti rischia di essere percepita come tempo sottratto ad altro. Non ha più senso parlare di digitale e tradizionale, dovremmo pensare a una formazione ibrida, redistribuita nei tempi: noi apprendiamo continuamente e in maniera ubiqua, mentre vediamo un documentario, mentre osserviamo un’immagine su un social. Le aziende devono capire che l’apprendimento stesso sarà ibrido e dovranno saper distinguere tra presenza e localizzazione, misurazione e valutazione, competenza e capacità. E i gap, nel senso positivo di diversità, saranno una fonte di innovazione, se le aziende li sapranno valorizzare”.

Sulla necessità di cambiare mentalità quando si parla di formazione si è dichiarato d’accordo anche Bruno Scuotto, presidente di Fondimpresa: “La formazione sarà diversa, è vero, e dobbiamo rompere il pregiudizio, tanto dei lavoratori quanto degli imprenditori, secondo il quale con la formazione si perde del tempo: quello che si apprende ha ricadute positive per sé stessi e per l’azienda, arricchisce il proprio saper fare, non è solo una questione di ore spese. Ed è vero che dovrà essere ibrida, perché non dovremo abbandonare i corsi in presenza ma dovremo necessariamente usare il digitale”. Scuotto ha ricordato anche che Fondimpresa nel triennio 2017-2019 ha finanziato percorsi formativi per le donne per 452.769 unità, pari a un terzo dei lavoratori destinatari di formazione, e che il 74% di questi percorsi formativi riguardava personale femminile con mansioni amministrative e occupato in grandi imprese: “Vorremmo poter formare anche profili diversi rispetto a quello amministrativo, femminile per tradizione, e raggiungere anche le imprese più piccole. C’è un potenziale femminile inespresso nel nostro Paese che potrebbe colmare le tante lacune professionali del mondo del lavoro”.


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